Antonio Tabucchi | E' arrivato il dottor Pereira, 01/10/1997

Antonio Tabucchi | E' arrivato il dottor Pereira

01/10/1997

Antonio Tabucchi | E' arrivato il dottor Pereira

Ieri mattina il dottor Pereira è tornato a farmi visita. È arrivato dall'Italia per posta fino a questa via di Lisbona. Ignaro ho aperto la grande busta gialla nel cui interno si indovinava un cartone, e l'ho sorpreso seduto a un tavolino del caffé Orquídea mentre beveva la sua limonata. Anche lui mi guardava, sorpreso che io lo guardassi.
Si era slacciato la cravatta, alla sedia aveva appeso la giacca dalla cui tasca spuntava il Lisboa, teneva un cucchiaino sospeso in aria come se nell’essersi accorto che lo stavo guardando avesse smesso di girare la limonata.
Mi guardava da sopra gli occhialini rotondi, simili ai miei, le sopracciglia inarcate, con l’aria interrogativa di chi chiede «Ma cos’ha da guardare?».


Mi è venuta voglia di rispondergli: «Guardi che è lei che mi ha chiamato, legga bene cosa c’è scritto sotto il suo ritratto: A Tabucchi dal dott. Pereira»; ma non l’ho fatto, perché già conoscevo la sua risposta.
Ne sarebbe nata una schermaglia ormai abituale:
- Veramente è lei che mi ha chiamato!
- Ma no, ma cosa dice, mi ha chiamato prima lei!
Era sempre stato così, con Pereira: prima di scriverlo e mentre lo andavo scrivendo, soprattutto la sera, prima di dormire, quando le palpebre si abbassano e le voci interne si sentono meglio.
Ma ora era diverso, non era più un’evocazione, un gioco sottile per farlo essere presente, per chiamarlo o essere chiamato da lui, per parlare, affinchè si raccontasse, affinchè sostenesse con me quello che voleva sostenere. Dall’ex-vocare, cioè dal chiamarlo fuori con la voce, si era passati al con-vocare. Qualcuno aveva con-vocato il fantasma materializzandolo in un’immagine. E ora l’icona di Pereira stava di fronte ai miei occhi, massiccia, visibile in tutta la sua “pereirità”.
E il medium che aveva ottenuto questa convocazione era Giancarlo Vitali.
«Per ora si metta qui, dottor Pereira», gli dissi con il pensiero, «domani le trovo una sistemazione migliore, poi della nostra diatriba avremo tempo di riparlare. Comunque la ringrazio di essere venuto a casa mia, ero sempre venuto io a casa sua e non l’avevo mai invitata».

Antonio Tabucchi
Lisbona, ottobre 1997
da Racconti con figure, Sellerio